Non sembra inutile riproporre il libro di Claudio Burgio “Non esistono ragazzi cattivi”, in questo momento di incertezza e sconcerto attutiti in seguito alle tragedie familiari che sempre più occupano spazio nelle cronache dei nostri quotidiani. La riflessione, o testimonianza, che ci offre questo prezioso libro, è paragonabile al gesto da lui compiuto qualche settimana fa, andando a trovare il giovane omicida di cui tutti sappiamo: cosa gli ha permesso di guardarlo non per il male commesso, male atroce che lascia attoniti? Sbalordisce il suo esser così certo del fatto che il male commesso non definisce: la colpa va riconosciuta e punita legalmente, ma non è ciò che definisce esaurientemente l’identità di quel giovane. Il cuore del libro è infatti questo: mentre buona parte dell’opinione pubblica è presa da giudizi frettolosi, considerazioni apocalittiche sulla società e sulla famiglia e sulla scuola, Burgio incontra i ragazzi, li ascolta, passa del tempo con loro, gioca a calcio con loro, conosce i loro genitori quando è possibile e sempre assecondando la loro libertà, sta a sentire le loro storie personali. Certo, i ragazzi protagonisti del libro sono i “ragazzi a rischio”, delinquenti, ragazzi trasgressivi e che assumono o hanno assunto comportamenti antisociali spesso sfociati nella violenza; nonostante questo, dal libro emerge l’energia e lo slancio ad accoglierli, ad abbracciarli nella loro paura di non essere accettati per come sono, di non valere agli occhi degli altri, di rimanere invisibili, di essere misconosciuti e traditi da un mondo adulto sempre più assente e insicuro, più incline a escludere che a includere. Da questo possiamo imparare molto: ogni rapporto educativo, ma diremo ogni rapporto in genere, dovrebbe essere teso a ricercare quella insospettabile possibilità di bene in ognuno e a trovare le condizioni migliori per permettergli di esprimersi e realizzarsi. Burgio ci mostra anche un metodo: questo non è possibile farlo da soli, c’è bisogno di amici a cui abbandonarsi, per confrontarsi, per sostenersi nel duro compito educativo e per ritrovare sempre nuove energie da investire, come per lui è stato l’inaspettato dialogo con il Cardinal Martini da cui ebbe inizio la sua opera educativa.
Recensione e commento a cura della
Libreria delle Volte