La prima edizione de Il rischio educativo fu pubblicata nel 1977, quando le istituzioni scolastiche ed universitarie erano ancora in balia delle conseguenze dei movimenti del ’68: l’Italia entrava in uno dei periodi più drammatici della storia della repubblica, tra crisi di valori civili, attacchi terroristici e galoppante disgregazione sociale.
In questo panorama, la questione educativa, tanto in crisi quanto tutte le altre questioni di rilevanza sociale, era stata implicitamente declassata ad una posizione secondaria.
È qui che si inserisce la riflessione sull’educazione di Giussani, che si presenta con una sua propria originalità e si qualifica come possibilità di “educazione dell’umano”, da cui dipendono i destini individuali e della società intera.
Scriveva Giussani: “La prima caratteristica dell’educazione dovrebbe essere quella di educere, cioè di dare libertà, di dare aria, a quegli elementi che la natura, come in un seme, mette dentro l’essere che viene al mondo per realizzare la propria personalità. […] Tirar fuori gli elementi: ma allora la prima cosa che importa in una educazione, la prima preoccupazione che bisogna avere, è proprio il rispetto, l’attenzione, la fedeltà a quegli elementi originali che la natura chiude nel seno umano. Altrimenti si creano mostruosità, parzialità, oppure si creano sviluppi provvisori cui segue irrimediabilmente la morte”.
A quasi quaranta anni dalla pubblicazione del libro, sorge naturalmente una domanda provocatoria e pungente: in un’epoca che sta troppo rapidamente mutando i suoi contorni ed i suoi confini, la proposta educativa di Giussani ha ancora valore? Può avere altrettanta incidenza di quella che ha avuto nel secolo scorso, e nei primi decenni dell’attuale secolo?
Tali interrogativi sono stati al centro di una serie di confronti – tenutisi a Milano nella primavera del 2022 – tra studiosi, giornalisti, insegnanti ed esperti di formazione, dal titolo Educare oggi. La proposta e il metodo di don Luigi Giussani.
La meta e i passi è il volume che raccoglie questi confronti ed interventi, che ridà luce non solo alla “pedagogia realista” di Giussani, ma anche alla dimensione profonda, riflessa ed articolata del suo pensiero, che si innesta a pieno titolo nella cultura sia laica sia cattolica.
Tra le voci di Julián Carrón, Giorgio Chiosso, Luigina Mortari e Antonio Polito, e sui passi indelebili di don Giussani, in questo libro ci si immerge in modo vivo ed acceso nel dibattito educativo che oggi divide la società: “che cosa salva il professore, l’educatore, il ragazzo nella scuola?”
Recensione e commento a cura de la
Libreria delle Volte