Tanta Passione
Anna fa il quinto anno e scrive alla prof. di italiano che l’ha seguita per buona parte dell’anno scolastico a Portofranco
Buongiorno prof, la volevo ringraziare per avermi dato una mano, le sue lezioni mi sono state di grande aiuto e mi hanno appassionato molto. Probabilmente andrò a studiare lettere moderne, mi ha trasmesso davvero tanta passione per questa materia.
Sono riusciti a farmi amare il latino
Elisa, secondo anno del liceo scientifico, ci scrive un WhatsApp della sua esperienza di quest’anno
Portofranco è una meravigliosa iniziativa, di grande aiuto a chiunque nutra carenze, a volte non facili da riacquisire. Questo centro offre lezioni gratuite ma molto esaurienti, fornite da insegnanti preparati, appassionati, simpatici e ben disposti. Personalmente, ho apprezzato tanto le lezioni svolte per il recupero del latino, le quali sono state del tutto efficaci, e addirittura godibili. Ciò è stato possibile grazie al clima di tranquillità ma anche di entusiasmo, che si è creato soprattutto grazie agli insegnanti, i quali sono riusciti a farmi divertire e amare la materia.
Mi ha aiutato a crescere
Emily fa il quarto anno di un liceo perugino e ha svolto alcune ore di P.C.T.O (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) a Portofranco, sostenendo alcuni ragazzi nello studio pomeridiano. Ecco cosa ci scrive della sua esperienza.
Mi sono avvicinata al “piccolo mondo” di Portofranco per svolgere un’attività di PCTO proposta dalla mia scuola che consisteva nell’aiutare ragazzi della mia età, o poco più piccoli, nello studio.
Mi sono subito interessata a questa attività perché ho apprezzato molto il principio che sta alla sua base: l’aiuto reciproco. Infatti, durante questi mesi, non solo mi sono ritrovata ad aiutare dei ragazzi a studiare una materia o a fare dei compiti, ma ho anche avuto la possibilità di mettermi in gioco, migliorando così le mie capacità di ascolto e di rapporto con persone a me nuove (e in un ambiente a me nuovo). Inoltre, sapere che ho potuto aiutare, anche se nel mio piccolo, un/a ragazzo/a con cui ho studiato per una o più ore mi ha fatto sentire contenta con me stessa per aver usato le mie abilità e conoscenze per fare qualcosa di buono.
Non vivendo molto vicino a Portofranco, ho scoperto solo quest’anno della sua esistenza, ma sono sicura che sarei stata molto contenta di frequentarlo nei primi anni di scuole superiori, magari per capire al meglio gli ingranaggi della fisica o della matematica. Oltre a ciò, credo che frequentare un luogo che, come ho potuto vedere dalla mia esperienza, promuove uno studio sereno e responsabile possa essere solo d’aiuto nel percorso scolastico che ogni giovane si trova ad affrontare.
Quindi, la mia esperienza a Portofranco è stata sicuramente positiva e mi ha indubbiamente aiutato a crescere come persona, anche in rapporto con gli altri.
Portofranco non giudica ma affianca ed accompagna
Tommaso, terzo anno del liceo scientifico, ci racconta la sua esperienza di P.C.T.O immaginando di essere intervistato…
Sala spaziosa, riflettori puntati sul volto del presentatore (che, se non fosse per la tonalità giallognola della luce, apparirebbe pallido e macilento). Le telecamere inquadrano l’intervistato.
– Signor… – borbotta lo showman mentre scandaglia una pila di fogli e note – Signor Tommaso, sì. Lei com’è che è entrato in contatto con l’associazione Portofranco? –
Io mantengo un’espressione altera, improntata a un impudente senso di maestà.
-Ma, vede… la mia esperienza con Portofranco ha avuto inizio per pura casualità-, ribatto io. -Passavo in rassegna i titoli dei PCTO del mio liceo, speranzoso di trovare qualcosa che mi interessasse seriamente e che, magari, potesse rivelarsi utile per il mio futuro. Dopo qualche minuto di ricerca ecco che, tra un corso di astronomia e uno di matematica, mi compare questa parola:” Portofranco”.
Dal momento che non ho la minima idea di cosa stia a significare, passo oltre e continuo la ricerca-.
– Ma suppongo che la storia non sia finita qui, giusto? –
Il pubblico, sotto minaccia di un pannello verde che ostenta la scritta: “Applausi”, applaude
– Ma no, certo che no-, soggiungo con tono sentenzioso. – Quel giorno cerco e ricerco, eppure non riscontro nulla di rilevante; quindi spengo il PC e mi metto a leggere. Insomma, mi arrendo… Ed è a quel punto che avviene la coincidenza: la sera stessa un mio amico mi domanda se parteciperò o meno al, e cito:” Progetto per insegnare ai bambini”. Al che io domando, leggermente in confusione:” In che senso insegnare ai bambini?”. Insomma, una cosa tira l’altra e alla fine mi ritrovo al primo incontro di questo PCTO, basato sull’educazione tra pari (e non, come quella capra del mio conoscente aveva sostenuto, tra noi e i bambini). Indovinate un po’ quale associazione si occupava del progetto? Beh, Portofranco naturalmente-.
-Ricordi del primo incontro? –
-Ricordo…-
Mi gratto il capo. – Ricordo che era di giovedì. Ricordo che rimasi molto sorpreso dalla calorosa accoglienza e dalla passione di tutti i responsabili del progetto. La loro voglia di fare, di dare aiuto a chi ne aveva la necessità era estremamente palpabile, per quanto immateriale, e pareva che aleggiasse per la stanza come una sorta di melodia. Mi colpì molto. Sono certo che pensai: “Questo è il clima che dovrebbe appartenere alle classi di ciascun istituto, di primo o secondo grado che sia. Questo è il clima che dovrebbe appartenere a tutti, a dire il vero, alle famiglie e ai gruppi di amici, fino a quelli di lavoro o volontariato”.
Per farla breve, seppure non avessi la minima idea di come avrei dovuto agire, mi sentii subito accolto in una grande famiglia, e questo mi portò ad ottenere risultati “soddisfacenti” con i primi alunni, oltre che a mantenere un ottimo stato d’animo sul luogo di “lavoro”. –
-Luogo di “lavoro”? Come mai le virgolette? –
– Ecco, va detto che Portofranco è un’associazione di volontari. Ma non di volontari per modo di dire, oh no, volontari nel senso di volenterosi! Non ha idea di quanto impegno li ho visti impiegare nel loro “lavoro” (perché ricordiamo che nessuno li costringe a svolgerlo), senza contare che, ogni qual volta avessi bisogno di una mano o del cambiamento di un orario, la segreteria era rapida ed efficiente, così come anche tutti i professori. Sono rimasto fortemente impressionato, per lo più colpito, dal clima che si respirava, dall’ambiente fortemente positivo in cui si inseriva la mia situazione e quella di ragazzi con ostacoli più o meno impattanti nello studio. Nonostante a Portofranco siano tutti volontari, difatti, a ciascun ragazzo è riservata un’attenzione particolare (cosa che nelle scuole non sempre è possibile), e ognuno viene trattato con rispetto, sospinto e ricalibrato dove il macchinario del ragionamento si è inceppato, o, come accade il più delle volte, non correttamente stimolato o motivato. La scuola spesso lascia indietro i più “deboli”, se mi concede la parola. Portofranco no. –
– A proposito delle osservazioni sui ragazzi, – biascica il presentatore dopo essersi schiarito la gola, -lei crede di aver imparato qualcosa di nuovo? –
– Oh, cielo, si! È vero, forse sono un po’ di parte per via del mio sogno di diventare insegnante universitario; e tuttavia sostengo che insegnare agli altri, come ripeteva sempre la mia cara maestra Antonia, “È un modo per insegnare a sé stessi”. Sarà che Antonia era un po’ anziana e prossima alla pensione, ma io ritengo che ci sia del vero nelle sue parole. Grazie a Portofranco ho imparato molto: prima di tutto, ho imparato a far parte di un ambiente di lavoro serio, con orari di lezione personalizzabili e prenotazioni da gestire e tenere a mente; poi ho imparato a valutare i soggetti a cui dovevo insegnare, a informarmi sulle materie che si richiedeva di trattare e sulle difficoltà di ciascuno, variabili da studente a studente, e da situazione a situazione (A proposito di ciò, ci tengo a rivelare a tutti coloro che non si sono mai cimentati nell’insegnamento una nozione fondamentale, che purtroppo io stesso ho faticato a capire finché non mi sono ritrovato immerso in questo mondo: non esistono studenti stupidi, o come spesso sento “poco portati per certe materie”, ma solo individui con bisogni individuali, bisognosi di essere aiutati attraverso metodi specifici. Metodi, e qui viene il bello, che a volte possono non essere gli stessi applicati da noi, e che portano l’insegnante a immedesimarsi nelle condizioni psicologiche del discente, in modo da guidarlo passo passo nelle sue incertezze. Se siete tipi curiosi, non potete che apprezzare questa sorta di catarsi).
Un’altra cosa che ho imparato a Portofranco, oltre all’immedesimazione, all’appartenenza a un gruppo e alla gestione di un ambiente lavorativo, è certamente l’importanza dell’insegnamento, il valore intrinseco della sua influenza.
Un saggio uomo dell’Antica Grecia disse che siamo figli della nostra educazione, e dopo aver riflettuto a lungo sulla tematica, non posso che concordare. Sa…- dico mentre guardo il presentatore dritto negli occhi. – nella mia breve carriera ho avuto il privilegio di assistere a ragazzi in cambiamento, che tramite la scienza, il sapere e la curiosità sono cresciuti e maturati. E quest’ultimo concetto nominato, tale “curiosità”, in verità non è che il nome nobile che diamo alla scienza stessa, dice un altro uomo saggio.
Faccio un esempio: mi è capitato di seguire un tale che sosteneva di odiare la fisica, e che però, dopo una lunga lezione su misura condita con la giusta dose di umorismo e di curiosità, è riuscito a studiare tutti i capitoli assegnati per la verifica della settimana successiva e ad alzare il suo voto da 2 a 7. Una coincidenza? Non credo: piuttosto una scoperta di incommensurabile valore: non era lo studente a essere incapace, né era lo studente a odiare la fisica o -come spesso si ode tra le classi delle superiori- la fisica a odiare lo studente. Oh, no: era il rapporto costruito tra studente e conoscenza ad essere errato, tossico, come quello di un romanzo d’amore venduto a tre euro e novanta.
Ecco cosa so ora: so come approcciare una persona nuova, al di là dello studio e delle ripetizioni; sono consapevole del fatto che ciascuno ha i suoi problemi, e che tali problemi si possono risolvere con l’adeguato impegno e dedizione; sono consapevole che molti ragazzi falliscono nello studio perché non sono seguiti con la giusta attenzione da un sistema di istruzione pubblico che, diciamocelo, non ha tempo né risorse per prendersi cura di ogni più piccola necessità (e non lo dico con cattiveria, ma con pragmatismo). Portofranco, in questo, rappresenta una via di uscita, sia per chi, come me, è desideroso di imparare di più sui rapporti umani e sull’insegnamento, sia per chi, come i miei “alunni”, ha bisogno di una mano perché non è stato capito dall’insegnamento stesso, spesso improntato verso le competenze piuttosto che verso la piena realizzazione ed empatia dell’individuo.
Portofranco non giudica, ma affianca ed accompagna, sostiene con serenità ogni difficoltà e disguido.“